“Come una finale”: frase retorica, abusata, trita e ritrita. Ma, nel caso della sfida in programma alla vigilia di Pasqua, al De Mas (ore 18), non si va molto distanti dalla realtà: perché quella tra Da Rold Logistics Belluno e Volley Treviso è davvero una sfida decisiva. Nel senso che mette in palio il primato nel girone D1 della B maschile. E, di conseguenza, un accoppiamento più accessibile nel turno iniziale dei playoff. Per avere la certezza del primo posto, i “rinoceronti” potrebbero addirittura perdere al tie-break. Ma nessuno farà calcoli. Men che meno Giovanni Candeago: «Scendiamo in campo per vincere – analizza lo schiacciatore con un passato in A2 – non per gestire. Giocare in casa può essere un vantaggio, dobbiamo sfruttarlo al meglio. Anche senza pubblico, il fattore campo incide parecchio perché il palasport in cui di solito ci si allena permette di avere dei punti di riferimento visivi ben collaudati: questo è un fattore determinante». 

Quali indicazioni avete potuto trarre dalla partita d’andata? 

«Nel match di fine gennaio abbiamo faticato in ricezione. Perché il servizio è il punto di forza di Treviso. E va arginato. Loro sono giovani e super talentuosi, mentre noi, dal canto nostro, dovremo far valere l’esperienza». 

Ventiquattro punti conquistati sui 24 a disposizione: troppo forte questa Pallavolo Belluno o “morbido” il girone? 

«Il girone non era per nulla facile, né scontato, ma ci siamo allenati benissimo prima dell’inizio della stagione e l’organico è stato rafforzato. Poi, in tutta sincerità, non so dire come sarebbe andata se il campionato fosse stato a 12 squadre. So solo che questo è un ottimo collettivo: siamo partiti da un gruppo solido per creare poi un sistema di gioco capace di mettere in difficoltà diversi avversari. In questo senso, il lavoro di coach Diego Poletto si è rivelato fondamentale: ci ha permesso di mettere in pratica una pallavolo migliore rispetto a quella che già esprimevamo».  

Contro il Massanzago, pur a fronte di un set concesso ai padovani, avete dimostrato di saper soffrire? 

«Nel terzo parziale abbiamo avuto un blackout, ma vanno riconosciuti pure i loro meriti. Tuttavia, al momento opportuno, sappiamo tirare fuori la cattiveria e l’agonismo».  

Autovalutazione: un giudizio a livello personale? 

«Sono più che soddisfatto del mio percorso: sto tenendo una certa continuità e limando il mio tallone d’Achille, che è la battuta. Credo di essere più equilibrato, più cinico. E, in questo modo, riesco a spedire a terra un maggior numero di palloni».  

La nuova formula dei playoff? 

«Interessante, peccato che si inizi tardi: a metà maggio e, per di più, con una gara infrasettimanale. Avrei preferito cominciare un po’ prima: rimanere fermi un mese non è piacevole, si rischia di perdere il ritmo partita».  

“Promozione” rimane una parola tabù?

«In spogliatoio a volte si scherza, ma la realtà è che dobbiamo ragionare passo dopo passo. Pensiamo a Treviso e a disputare una grande prova. Poi guarderemo al futuro». 

Per chiudere, com’è la vita di un atleta ai tempi del Covid? 

«Mi sta salvando proprio lo sport, perché mi ha dato una via d’uscita dalla monotonia della quotidianità e del lavoro. Però mi manca la sfera sociale: dopo la partita, un conto è mangiare un panino al freddo, un altro è sedersi a tavola con i compagni davanti a una pizza fumante. Speriamo di tornare presto alla normalità». 

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