In quel palazzetto ha giocato tre anni, spinto da un pubblico caloroso, all’interno di un gruppo affiatato e competitivo. E adesso? È ora di tornare. Da ex: a Portogruaro, Alex Paganin si presenta da primo della classe con la sua Da Rold Logistics Belluno. Sabato, però, non sarà facile: perché è vero che il Porto ha 10 punti in meno rispetto ai “rinoceronti”, ma ha valori indiscutibili. 

Alex, è all’orizzonte la trasferta più insidiosa? 

«Direi di sì. Anche se gli ultimi risultati non sono stati dei migliori, affronteremo una compagine con individualità di rilievo. Se è in serata, può mettere in difficoltà chiunque. Insomma, è una partita da prendere con le pinze e da affrontare con la stessa determinazione e la stessa voglia di vincere che ci ha contraddistinto finora». 

Il ricordo più bello dell’esperienza sulle sponde del Lemene? 

«Nessun dubbio: la promozione in serie B. La partita decisiva, il successo, poi la festa finale. E, in generale, l’intera stagione è stata bella da vivere». 

Ripensando ai playoff del 2018, quando hai contributo a eliminare la Pallavolo Belluno, quale è il primo pensiero che torna alla mente? 

«I continui sfottò, nei giorni precedenti alla sfida, dei miei attuali compagni. E le emozioni di ritrovare, al di là della rete, dei veri amici: ragazzi che conosco fin da quando ero piccolo». 

Hai mantenuto i contatti con la tua ex squadra? 

«Sì, perché il loro organico è piuttosto simile a quello di un tempo. Dirò di più: prima del Covid mi incontravo regolarmente con alcuni di loro. E un giocatore di quel gruppo me lo sono pure portato dietro (risata, ndr): Marco Boz». 

Il segreto della vostra continuità di rendimento? 

«Non esistono segreti, nel senso che tutti remiamo nella stessa direzione e ognuno di noi si dedica al 100 per cento alla squadra». 

Sei gare, sei vittorie, un solo set perso: le cifre parlano da sole. 

«Una classifica di questo tipo era difficile da pronosticare, a inizio stagione. Però mi aspettavo che potessimo migliorare i risultati della precedente annata, nella quale ci stavamo già esprimendo su buoni livelli». 

Sport, lavoro e Covid: quanto è difficile districarsi in una simile giungla? 

«In effetti sono le tre parole che sento più spesso. Scherzi a parte, ho la fortuna di avere un lavoro (di tecnico alla Dolomiti Rocce, ndr) che mi piace, anche se sono spesso in giro per l’Italia o addirittura all’estero. E non è sempre facile conciliare gli impegni. Ma la pallavolo, oltre a essere una passione, è una sorta di valvola di sfogo». 

In spogliatoio inizia a serpeggiare la parolina “promozione”? 

«Tra di noi si scherza, la battutina non manca mai. Però non ne abbiamo mai parlato seriamente: pensiamo solo a giocare al meglio delle nostre possibilità. Non esiste l’obiettivo promozione. E forse è pure un bene perché alleggerisce la pressione».

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