Dà i numeri, ma non è uno svitato. Al contrario, è una delle persone più razionali e precise che gravitano nell’orbita della Pallavolo Belluno. All’entusiasmo di un innamorato del volley, col tempo, ha saputo abbinare lo studio, la preparazione e una chirurgica capacità di analisi: lui è Lorenzo Nesello, l’uomo dei numeri. E tra i pilastri dello staff tecnico della Da Rold Logistics

Ruolo? 

«Scoutman: in pratica, rilevo le statistiche delle partite. Anche in tempo reale, se è vero che, tra un set e l’altro, stampo i dati e li consegno all’allenatore. Poi, durante la settimana, mi occupo del montaggio legato ai video delle squadre da affrontare, in modo che il coach possa studiare gli avversari». 

E in palestra? 

«Oltre alla partita, sono presente ad almeno un paio di allenamenti, nei quali filmo i ragazzi in azione. A questo proposito, abbiamo installato una webcam a fondo campo e proiettiamo le immagini una decina di secondi in differita. In più, sto portando avanti il corso per il patentino di secondo grado, così da poter andare in panchina».  

Come si diventa scoutman? 

«Ho iniziato per necessità: soprattutto in serie B è una figura che non può mancare. Ricordo le prime volte: una tragedia. Ora ritengo di aver raggiunto un livello stabile, anche se non si tratta di un ruolo semplice». 

Qual è la difficoltà maggiore? 

«C’è il rischio di lasciarsi prendere dall’entusiasmo, soprattutto in partita. In generale, cerco di vivere il match in maniera distaccata e, in questo senso, aiuta ascoltare il discorso del venerdì con cui il coach proietta il gruppo verso il confronto del sabato». 

A proposito del coach, il rapporto con Poletto? 

«Diego è molto disponibile, mi dà un sacco di indicazioni. E, ogni volta in cui emerge qualche dubbio, riesce sempre a offrire risposte puntuali. Nello staff si respira un clima di profonda amicizia: remiamo tutti nella stessa direzione, non esistono malumori». 

In definitiva, Nesello si sente più un allenatore o uno scoutman? 

«Uno scoutman perché quando una persona è chiamata a svolgere un ruolo, lo deve interpretare al meglio. Poi, quando vengo interpellato da Poletto, l’approccio è da allenatore». 

Perché la pallavolo? 

«Perché all’età di 10 anni ho assistito a una partita di mio fratello, a Sospirolo. E ho capito subito che quello era il mio sport».

La pausa forzata a causa del Covid potrà incidere sul finale di stagione? 

«Il gruppo è molto determinato: l’unico dubbio riguarda la condizione fisica, ma sono certo che Sergio Sartori saprà fare un ottimo lavoro. C’è ancora tempo prima dei playoff. E ce la metteremo tutta».  

Il salto di categoria è un sogno o un obiettivo? 

«Un sogno. E lo sarebbe per chiunque. Ma non è un obiettivo: nessuno, in società, ha mai chiesto la promozione in A3. Tuttavia, visto che siamo in ballo, balliamo». 

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