«Batteremo ogni record. Questa è la preparazione più lunga della storia. Nemmeno per un’Olimpiade ci si allena così tanto». Utilizza l’arma dell’ironia, Gian Luca Colussi, per scongiurare le difficoltà di una fase caratterizzata dalla pandemia, in cui le partite sono state rimpiazzate dai tamponi, i 3 punti dalle mascherine e il tifo sugli spati dal distanziamento sociale. Ma il virus non rimarrà in eterno. E il mondo della pallavolo non vede l’ora di ripartire. 

PRONTI – In questo senso, non fa eccezione la Da Rold Logistics Belluno, impegnata nel campionato maschile di serie B: «C’è tanta di voglia di ricominciare a giocare – aggiunge il palleggiatore -; allenarsi diversi mesi, senza avere un obiettivo nel fine settimana, è complicato. Tanto è vero che, tra novembre e dicembre, abbiamo avuto un calo. Ma adesso siamo pronti». 

TRATTORI – Il primo ostacolo si chiama Volley Treviso. E dovrà essere superato in trasferta (sabato 23, si parte alle 18.30): «Non ci poniamo limiti, né obiettivi. Però dobbiamo essere dei trattori: nel senso che non potremo vincere sempre e con facilità, ma vorrei che non mollassimo mai. Anche se abbiamo il pantano sotto ai piedi. Sarà una stagione particolare, ne siamo consapevoli: le assenze non mancheranno e, di conseguenza, ci sarà spazio per tutti. Ogni componente del gruppo dovrà farsi trovare pronto, al momento giusto. Mancheranno dei titolari? E noi proveremo a vincere ugualmente». Trattori, per l’appunto: «Qui a Belluno ho trovato una società esemplare. Due, tre persone ci seguono regolarmente, ogni seduta in palestra. E si prodigano in varie direzioni. Mi sento coccolato». 

ESPERIENZA – Colussi ha 41 anni appena compiuti e vive a Cordenons, in Friuli. La domanda sorge spontanea: chi glielo fa fare? Semplice: «L’amore. Sì, l’amore per la pallavolo. Sono nato con la palla in mano, pratico questo sport da quando avevo 8 anni. Mi piace un sacco e, soprattutto, mi diverto ancora parecchio. Specialmente in un gruppo così unito e divertente come quello della Pallavolo Belluno». Nella vita di ogni giorno, il palleggiatore è un architetto che svolge la libera professione. E non solo: «Alleno a livello giovanile in Friuli e, in estate, seguo un centro sportivo. In più, sono maestro di beach volley. Il tempo libero? Quel poco che mi rimane lo passo con mia moglie. Altrimenti cambia la serratura di casa». 

DI PADRE IN FIGLIO – Infine, una curiosità legata alla famiglia Foroni: «Ho avuto il piacere di giocare con il padre e ora con il figlio. Andrea, a Cordenons, era la mia “chioccia”: da lui ho imparato moltissimo. E adesso condivido il parquet con il figlio Mattia: agli antipodi rispetto al papà. Il primo, eclettico e grintoso, il secondo rigoroso e serio». 

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