Lo conosciamo per le sue battute velenose, i palleggi precisi, l’originalità al di fuori del parquet, il rifiuto per tutto ciò che è banale. Ma in primis lo conosciamo perché, della Pallavolo Belluno, è sempre stato un punto fermo: c’era ai tempi della promozione della D alla C (nel 2016-2017). E dalla C alla B (2018-19). Nome omen: Alessandro è Della Vecchia… guardia. Un “rinoceronte” vero, pronto a scrivere nuove pagine del romanzo sotto rete. 

Alessandro, l’attività pallavolistica è finalmente ripartita: sensazioni? 

«Fantastiche. Dopo un’astinenza di quasi un anno, indossare di nuovo la divisa da gara ha fatto un certo effetto. Soprattutto se si considera la fine improvvisa della passata stagione: ha lasciato un senso di incompiuto». 

Rispetto alla scorsa annata, si è alzata l’asticella delle ambizioni? 

«Le ambizioni sono rimaste le stesse. Puntiamo a rimanere concentrati, settimana dopo settimana, e su ogni singola partita. Dobbiamo uscire dal campo sapendo di aver dato il 200 per cento». 

Quali risposte hanno dato l’esordio nel campionato di B, con il successo per 3-0 alla Ghirada, e il test con la Kioene? 

«La trasferta di Treviso ci ha fatto capire che siamo in grado di esprimere un alto livello tecnico e mentale. In più frangenti, siamo riusciti a recuperare situazioni di svantaggio contro un sestetto compatto. L’ultimo test, invece, ha evidenziato come la panchina possa e debba offrire un supporto importante ai “titolari” nei momenti di affanno».

Che giocatore è Alessandro Della Vecchia? 

«Sono dotato di scarse doti fisiche, per mia sfortuna. Doti che, però, vengono compensate da tantissima voglia di mettermi in gioco e di imparare a ogni allenamento. Questo, in gran parte, è dovuto alla squadra e al coach: rendono tutto molto stimolante.»

E al di fuori del volley? 

«Lavoro da sei anni, sono felicemente fidanzato con la fantastica Carlotta, con la quale condivido la passione pallavolistica (no, tranquilli non mi ha obbligato a scriverlo). Ho una famiglia che vedo poco, ma a cui voglio un mondo di bene. E poi sono circondato da amici splendidi». 

A proposito: Della Vecchia al palleggio, Andrea Milani opposto. La possiamo ribattezzare “la diagonale dell’amicizia”? 

«Sì, è una definizione azzeccata. Con “Andres” condivido la vita dentro e fuori dal campo da tantissimi anni: giocare con lui è come giocare con un altro Alessandro. Anche alla luce degli innumerevoli tornei estivi affrontati assieme. E raramente vinti». 

Quanto vi manca il pubblico del De Mas? 

«Il pubblico è una parte fondamentale della partita. Negli ultimi anni, ho visto il palazzetto riempirsi partita dopo partita, creando un’atmosfera surreale. Grazie alle vittorie ottenute, abbiamo ricreato un entusiasmo che non si vedeva dai tempi del Belluno in serie A. E di questo andiamo molto fieri». 

L’obiettivo prioritario della stagione?

«Affrontare ogni partita come fosse una finale. Siamo un gruppo, o meglio, una famiglia variegata con elementi di esperienza e altri molto giovani. Nonostante ciò, ognuno entra in palestra con la stessa voglia faticare e migliorare. È la nostra marcia in più».

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