Papà Mario dirige con maestria dalla panchina. Ignacio palleggia. E lui, alla prima esperienza in un campionato di serie B, riceve, difende e si tuffa su ogni palla: “lui” è Gonzalo. E fa parte di una famiglia in cui la pallavolo non è una semplice passione, ma una componente del Dna: la famiglia, ovviamente, è Martinez.

“Nacho” aveva indossato la maglia della Da Rold Logistics nel 2017-2018. Mario, alla guida del Conegliano, ha da poco affrontato le ragazze del Cortina Express. Ma adesso è scoccata l’ora del più giovane: nella famiglia. E nella rosa dei rinoceronti: «In realtà – racconta Gonzalo – in casa parliamo poco di pallavolo. Tranne quando ci ritroviamo davanti al televisore a seguire le sfide della Superlega o di Champions League». 

Cosa ti ha spinto a scegliere la Pallavolo Belluno? 

«I motivi sono tre. Il primo è legato al fatto che ho affrontato la Pallavolo Belluno, da avversario nei playoff. E il clima che c’era attorno alla squadra mi ha conquistato. Il secondo riguarda mio fratello Ignacio: mi ha parlato bene del gruppo e della società. Infine, l’allenatore: Diego Poletto è un grande tecnico». 

Che ambiente hai trovato? 

«Arrivo dal settore giovanile del Volley Treviso, dove c’erano solo ragazzi della mia età. Qui invece il collettivo è composto da adulti. Eppure mi sono inserito subito senza problemi: mi hanno trattato come un coetaneo, anche se ero il più piccolo». 

La scorsa settimana è stato rinviato il big match, proprio con gli orogranata, mentre sabato è in programma la trasferta di Trebaseleghe col Silvolley. In generale, ti aspettavi un inizio di campionato così positivo? 

«No, o almeno non al punto di essere in testa alla classifica. Però sapevo che potevamo dire la nostra». 

Dove può arrivare la Drl? 

«Non ci nascondiamo, Siamo consapevoli delle nostre potenzialità: lotteremo gara dopo gara, cercando di mantenere al massimo livello la concentrazione, in ogni allenamento. Solo così potremo continuare a lottare per le prime posizioni. E, magari, per un posto nei playoff». 

Si sente la nostalgia del pubblico? 

«I tifosi creano un’atmosfera ben diversa all’interno della palestra, ma è anche vero che le tribune vuote ci permettono di affrontare le trasferte con maggiore serenità». 

Come interpreti il ruolo di libero? 

«È un ruolo piuttosto difficile sia dal punto di vista tecnico, sia mentale. Spesso si toccano pochi palloni in una partita e la difficoltà più marcata è quella di rimanere concentrati dal primo all’ultimo scambio. Sto lavorando per commettere il minor numero possibile di errori e organizzare al meglio la parte legata alla difesa e alla ricezione». 

Obiettivo di questa stagione? 

«Oltre a crescere e a migliorare come atleta, punto semplicemente a dare il meglio di me stesso. Poi, a fine annata, trarremo le conclusioni». 

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